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I Disturbi depressivi

Cosa s’intende per Umore?

I Disturbi depressivi o dell’umore: le varie manifestazioni della depressione

Cosa s’intende per Umore?

L’umore è quello stato d’animo sul quale si sovrappongono le emozioni, le quali hanno un carattere più contingente e transitorio. L’umore non è stabile nel tempo e si modifica in seguito ad una serie di variabili endocrine, che hanno andamento giornaliero, mensile o stagionale. Con il “buon umore” si ha voglia di fare, la vita sembra sorridere, le difficoltà si vedono, ma si è fiduciosi nella propria capacità di affrontarle, si è ottimisti, ci si sente forti, si pensa al piacere, ad assaporare l’esistenza, si pensa che la vita sia bella e si ha voglia di viverla. Con il “cattivo umore” tutto sembra brutto, ci si volge indietro e il passato appare denso di errori compiuti colpevolmente, si vedono le occasioni perdute che non torneranno, il presente e il futuro appaiono come una fatica con sofferenze e insuccessi, un calvario che non si è in grado di affrontare e di cui si farebbe volentieri a meno. Il soggetto quando è di cattivo umore si pensa incapace e inadeguato (si correla disistima), il quotidiano diventa per lui noioso e non prova nessun interesse. (Lorenzini R., 2011)

Perché cambia il tono dell’umore?

Il tono dell’umore cambia nel tempo in seguito ad oscillazioni interne ormonali e soprattutto in seguito ad eventi esterni. Si tende ad essere di buon umore se le cose vanno secondo i propri desideri e viceversa. Inoltre con il cambiamento delle attività a cui ci si dedica o non ci si dedica si cambia il tono dell’umore. Infatti il buon umore si accompagna alla voglia di fare, all’attivismo, all’appetito, al desiderio di scambio attivo con l’ambiente e gli altri, mentre il cattivo umore comporta un rallentamento dell’attività, stanchezza, sonnolenza e un ritiro degli investimenti dal mondo esterno, per il quale si perde interesse. Provare queste fisiologiche oscillazioninon significa avere un disturbo dell’umore. Nei disturbi dell’umore queste oscillazioni sono imponenti e drammatiche, tanto da far pensare che il soggetto non sia più lo stesso; sono oscillazioni non connesse ad eventi esterni in grado di darne ragione, sono repentine e ripetute, per cui si alternano più volte nel corso dell’esistenza e in tempi brevi, tanto da modificare l’atteggiamento nei confronti degli altri.

A quali emozioni si associano il buono e il cattivo umore?

Il buon umore si associa a benevolenza e socievolezza, mentre il cattivo umore a rabbia, ostilità, irritabilità, che diventano più evidenti della stessa tristezza. Il cattivo umorequando è grave e perdurante assume carattere di malattia e si chiama depressione. Esistono due tipi di depressione, quella unipolare (con un solo polo, quello down o depresso) e quella bipolare (con due poli uno up o maniacale e uno down o depresso). Il depresso si sente triste e vuoto, si lamenta continuamente, nulla sembra interessarlo, anche le attività comunemente considerate gradevoli non lo attirano e gli appaiono un inutile peso, si sente stanco ed affaticato ed il più piccolo compito gli sembra insormontabile. Inoltre si ritiene un fallito, indegno e colpevole della sua situazione e delle sofferenze che provoca agli altri, non prova affetto verso gli altri compresi i familiari, non riesce a concentrarsi e a prendere decisioni, spesso desidera la morte come unica soluzione, liberazione. Il soggetto ha l’impressione dello spegnimento dell’energia vitale, come se un po’ fosse già morto, in lui tutto è ridotto come interessi, desideri, attività ed affetti. (Lorenzini R., 2011).

Il “buon umore” significa sempre e solo normalità e “benessere psicologico”?

Il buon umoresolitamente si pensa che non possa costituire una patologia, invece l’eccesso di buon umore viene chiamato “maniacalità”, un disturbo acuto che frequentemente conduce al ricovero in una struttura psichiatrica. La maniacalità è un vero e proprio ciclone che trascina nel suo turbine tutto ciò che incontra. Il soggetto è incongruentemente allegro, esageratamente espansivo con tutti, fino a diventare invadente , molesto e se contraddetto diventa irritabile. Il suo comportamento è sostenuto da un’idea di sé grandiosa e onnipotente, egli può ed è in grado di fare tutto, parla in continuazione talmente velocemente che si stenta a comprenderlo. I suoi pensieri sono ancora più veloci e le sue idee si susseguono in modo frammentato e con scarsi nessi, si distrae per qualsiasi stimolo e perde continuamente il filo del discorso e del ragionamento. Il suo comportamento è disorganizzato, inizia tante cose senza portarle a termine, è inconcludente, vorace, insaziabile, non sembra avere bisogno di riposare, è eccessivo, senza limiti di opportunità e convenienza, soprattutto nello spendere, nelle attività ludiche e sessuali. Il maniacaleè un’esplosione caricaturale di vitalità inconcludente, con una fretta inarrestabile e una esagerazione sistematica. Tra il quadro dell’estrema depressionee dell’estrema maniacalitàesistono tutte le graduali forme di passaggio, spesso non trattate perché meno evidenti, ma altrettanto insidiose. (Lorenzini R., 2011)

Esiste una forma di depressione moderata, ma costante nel tempo?

La depressione moderata e duratura viene chiamata distimia”. Questa spesso viene scambiata con un carattere riservato, schivo, indolente e abulico. Il soggetto viene stigmatizzato per queste sue caratteristiche ed il suo isolamento di solito peggiora.

Come si manifesta l’ipomaniacalità o maniacalità moderata?

Lipomaniacalità raramente resta stabile e normalmente sfocia in un vero e proprio episodio maniacale. Purtroppo lo stato d’animo ipomaniacale è molto piacevole (euforia, autoefficacia, ottimismo, iperattività) ed il soggetto pur avvertendolo se lo autoinduce con comportamenti sopra le righe, con la deprivazione del sonno o con l’uso delle sostanze. Questi soggetti hanno sperimentato anche la depressione e vivono l’ipomaniacalità un risarcimento alla precedente sofferenza. Tuttavia ciò che si spende durante la fase dell’euforia viene poi richiesto indietro con dolorosi interessi durante la fase depressiva, che immancabilmente sopraggiunge. Più forte è la maniacalità, tanto più forte sarà la depressione.

Cosa ostacola il trattamento della depressione?

Il trattamento viene ostacolato dall’assoluta mancanza di consapevolezza della malattia, nonostante il ripetersi degli episodi negli anni. Inoltre nella fase maniacale il soggetto si sente benissimo, ha un “io ipertrofico”, non chiede aiuto e non accetta nessun trattamento, perché per lui sono gli altri ad aver bisogno di cure. Se gli si fa notare come egli ripete come un disco rotto gli stessi comportamenti di sempre non ascolta ragioni. Il depresso è diverso solamente in apparenza. Non pensa di avere un nuovo episodio depressivo identico agli altri della sua vita, pensa di soffrire perché è indegno, colpevole, incapace. Accetta i farmaci solo come lenitivo del dolore, ma non pensa che la sua sia una malattia, piuttosto che sia una condizione meritata e dovuta alla sua indegnità. Sembra incredibile che il soggetto non si renda conto, seppure non siano presenti deficit cognitivi. Per molti terapeuti l’acquisizione di questa consapevolezza di malattia , ovverosia il suo precoce riconoscimento ai primi sintomi, che permetterebbe un intervento che ridurrebbe l’intensità e la durata della fase acuta, costituisce il principale obiettivo terapeutico. La consapevolezza di malattia consente l’assunzione della terapia farmacologica, la limitazione dei danni verso se stesso nel depresso e verso il patrimonio nel maniacale. L’adesione al trattamento, anche nei periodi di pieno benessere, è fondamentale.

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